Abbi pazienza, attendi il momento giusto e gioisci per le tue vittorie.
E se ciò non bastasse analizza le cause e ritenta con più forza: queste parole
le diceva mio nonno, non sapeva giocare a pallone però sapeva vivere.
Ho sognato le scale. Scale alte. Scendere ogni gradino era come saltare
giù in un burrone: profumi nauseabondi lì in basso e facce che sorridono
isteriche. Maschere e pagliacci, foche ammaestrate e animali in gabbia.
L’inferno con tutti i suoi colori.
Un due, tre: maledetti rigori. Gli amici/nemici di Legnano passano con
mezzo tiro in porta. Il calcio è così. Cadute di stile, troppe, per persone che
credono d’essere intelligenti. Lo sport è anche questo.
All’improvviso sono così vuoto che potrei perdermi in un universo di
niente.
Esiste una via d’uscita? Si che esiste.
Vivere dicevamo, la cosa più importante: i kankarati sono più vivi che
mai.
Mauro, Alessio, Marcello, Stefano, Ignazio, Franco, Tullio, Luca,
Giampaolo, Riccardo, Gigi, Francesco, Daniele, Danilo, Sandro, Alessandro,
Andrea.
Grazie a loro è stata una trasferta esaltante. I più forti, i più
organizzati, i più tutto.
Birra e sangria hanno colorato le nostre giornate.
C’era chi trangugiava perché aveva sete, chi per non dimenticare che
stava bevendo chi perché non aveva nulla da fare.
Tutti però erano accomunati da un unico obbiettivo………..il torneo.
Giornate intense: c’erano i francesi, una marea, erano ovunque, vocianti
e fastidiosi. Gli spagnoli: pochi, invisibili e taciturni. Gli altri: di
nazionalità non ben definita, erano incroci strani.
Una sosta da zia Maria era benedetta da tutti, in quelle stanze il
colesterolo scorreva a fiumi.
E la Maria? Quella rullava e basta.
Il mago insegnava i segreti del perfetto latin over, i fratelli Santoni
bramavano di gusto.
Andrea, detto il motivatore, 100 kg di bontà e perseveranza, si era
reincarnato in un ragno piuttosto peloso. Faceva la ragnatela dappertutto senza
riuscire ad acchiappare nemmeno una zanzara.
Le
partite: abbiamo sparato come pistoleri, tre gol la prima, tre gol pure la seconda,
tre gol la finalina di consolazione. Ma quando meno te lo aspetti la pistola
s’inceppa nella fondina. Addio sogni di gloria. Amen.
Bisognerebbe diventare
un po’ “egoisti di noi stessi” se si vuole ritornare a sorridere. Smetterla di
pensare che siamo le persone cui è stato tolto il sorriso, non ascoltare il
nostro cuore che è diventato opaco, ma esaltarsi per quello che siamo: un gran
gruppo con un indomito e impareggiabile condottiero.
Nessun commento:
Posta un commento